Più bus in periferia e un piano per evitare il dissesto, Ferrandelli: “Vado al ballottaggio e batto Lagalla”
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Fabrizio Ferrandelli – il “giovane d’esperienza”, come lui stesso si definisce – proverà per la terza volta consecutiva la scalata allo scranno più alto di Palazzo delle Aquile: quello di sindaco.
Stavolta non ha grossi partiti alle spalle, come nel 2012 e nel 2017 (con coalizioni diverse), identica però è la voglia di farcela dopo le due sconfitte rimediate contro Leoluca Orlando.
Ferrandelli, consigliere comunale uscente, dice di aver fatto “tesoro degli errori commessi in passato” e con la grinta dei suoi 41 anni affronta senza timori reverenziali i suoi due principali avversari: Roberto Lagalla e Franco Miceli.
La diretta Facebook dell’intervista | Video
Lo fa con il sostegno di Più Europa (partito dove ricopre la carica di presidente dell’assemblea nazionale), di Azione, del gruppo Oso e del coordinamento di Per Palermo Capitale.
Ma soprattutto, sostiene, “con l’appoggio dei palermitani”.
Durante la quarta diretta Facebook che PalermoToday ha calendarizzato con i candidati alla poltrona di primo cittadino, Ferrandelli va oltre e, a dispetto dei sondaggi, parte lancia in resta: “Vado al ballottaggio e batto Lagalla”.
La ricetta della sicurezza o della sfacciataggine, a seconda dei punti di vista, sta in un dato che Ferrandelli avrebbe acquisito nella sua personale ricerca del consenso: “Tanti elettori faranno il voto disgiunto”.
“Nel 2017 ho sbagliato, Miceli al 37%? Allora io sono Spiderman” | Video
Così l’ex delfino di Orlando, che dice di essere “scampato ad un infanticidio politico”, ma che alla fine salva parte dell’esperienza ultratrentennale da sindaco del Professore e non infierisce più di tanto: “E’ ingeneroso parlare male di lui dopo che l’ho combattuto a testa alta, anche se la sua ultima stagione non ha funzionato”.
Lei è in politica dal 2007, quando per la prima volta è stato eletto consigliere comunale.
Girando la città oggi cosa nota di diverso? Palermo è cambiata?
“Ad essere diverse sono le persone: più consapevoli e indipendenti rispetto a quelli che io chiamo i ‘contrabbandieri dei diritti in cambio dei voti’.
Oggi i palermitani sono più liberi.
Si informano sui giornali e sui social, insomma hanno più strumenti per votare con la loro testa.
Anche se un consenso clientelare c’è sempre.
La città invece è distrutta.
E’ sporca come 15 anni fa ed è sempre più degradata, insomma per certi versi è peggiorata a causa dell’incuria delle amministrazioni che si sono succedute a Palazzo delle Aquile”.
Dalla gestione dei rifiuti al cimitero senza posti e con i depositi pieni di bare: il lavoro del nuovo sindaco sarà gravoso.
Come si fa a coniugare emergeza e progetto, ma soprattutto come si esce – se si esce – da questa situazione?
“Io so cosa fare, i miei avversari no: Miceli non pervenuto, Lagalla sembra uno studente in Erasmus che studia la città.
Palermo ha bisogno di un sindaco energico, che abbia voglia di amministrare e soprattutto che sappia dove mettere le mani.
Nel designare la mia Giunta ho tenuto conto esclusivamente della competenza, a differenza di altri che hanno scelto l’appartenenza.
E poi la posso dire una cosa? A vedere certi nomi mi sembra di essere a Italia ’90, manca solo Totò Schillaci.
Con ciò voglio dire che questa sembra una città bloccata politicamente a trent’anni fa.
Miceli era assessore negli anni ’90 e ora lo hanno scongelato, per non parlare poi dei cavalli di ritornio del centrodestra.
Sui rifiuti con Mimmo Michelon, assessore che ho designato, abbiamo le idee chiare.
La Rap rimarrà pubblica ma dovrà essere gestita con criteri manageriali.
Investiremo sull’impiantistica a Bellolampo e libereremo i piazzali dai rifiuti.
Abbiamo pronto il piano per estendere la differenziata nel resto della città.
Sul cimitero ho sentito dire di tutto e di più, ma senza il collaudo delle opere sul costone roccioso non si va da nessuna parte.
Al di là del nuovo cimitero, che dovrà servire l’area metropolitana, l’unico modo per uscire dall’emergenza è fare una convenzione con la fondazione che gestisce il cimitero di Sant’Orsola.
E poi serve un nuovo forno crematorio, basta buttare soldi per riparare quello vecchio.
Dobbiamo farne uno ex novo: costerebbe 700 mila euro.
Emergenza e pianificazione sono la stessa cosa.
Al Comune di Palermo è mancata l’ordinarietà della gestione: bisogna occuparsi delle cose ogni giorno.
E’ l’ordinario che fa sparire l’emergenza”.
Il Comune ha avviato, ma non ha concluso, la procedura per il riequilibrio dei conti.
Un piano contestatissimo dalle opposizioni, che prevede anche nella riscrittura un aumento consistente delle tasse.
Lei che ripete di conoscere meglio di altri la macchina comunale può spiegare ai nostri lettori in modo semplice come si raddrizzano i bilanci del Comune?
“Il piano di riequilibrio della Giunta Orlando è fasullo.
Non si può pensare di coprire i buchi raddoppiando l’Irpef.
Non possono essere i cittadini a pagare al posto di chi ha sfasciato i conti.
Dopo che il piano è arrivato a Roma, abbiamo fatto le nostre controdeduzioni e il ministero dell’Economia ha scritto che ‘i nostri rilievi erano corretti’.
Anche perché le previsioni fatte dall’amministrazione sono state già smentite.
Un esempio? Avevano quantificato un aumento del 10% delle entrate per effetto della lotta all’evasione e nel primo trimestre 2022 siamo a -18%.
Come fare allora? Intanto esercitando il controllo analogo con le partecipate e poi presentando un nuovo piano che sia credibile.
Se lo Stato ha dato oltre un miliardo a Napoli e Torino, mentre per il Comune di Palermo ha ipotizzato solo 180 milioni non è per cattiveria.
Noi abbiamo già costituito una task force, coordinata da Ugo Forello, per scongiurare il dissesto.
Se non dovessimo riuscire ad evitarlo la situazione non sarebbe poi così drammatica, se non per i creditori.
Noi comunque ci proveremo a salvare il Comune dal dissesto.
Per usare una metafora ci ritroveremo in una sala operatoria: sul bilancio serve la chirurgia d’emergenza.
Il medico esperto fa la diagnosi, ma poi serve il chirurgo più giovane con la mano ferma per operare”.
Cultura e turismo.
Palermo può vantare uno dei più bei percorsi Unesco, grazie al suo itinerario Arabo-Normanno.
Cosa può fare il Comune per promuoverlo al meglio e puntare sulla destagionalizzazione?
“Il nostro slogan è ‘Palermo tutto l’anno’.
Per farlo diventare realtà dobbiamo puntare sui servizi, su un’offerta turistica digitale, su procedure più snelle e durature: penso ad esempio ad autorizzazioni di cinque anni per quelle manifestazioni che si svolgono ciclicamente da tanto tempo.
Per destagionalizzare è necessario investire su eventi culturali, musuicali, religiosi in grado di attirare turisti anche nei mesi invernali.
Le potenzialità ci sono, i turisti però ritornano se la prima volta che vengono trovano servizi e decoro.
Inoltre, le strutture pubbliche e i beni comuni vanno aperti alla città: dall’ippodromo allo stadio, come avviene negli Usa.
Abbiamo inotre la necessità di recuperare gli impianti sportivi in abbandono come il Velodromo.
Non solo per gli sportivi ma anche per gli eventi.
Sul Velodromo qualcuno pagherà per aver sbagliato i progetti e aver fatto deperire i materiali acquistati”.
Capitolo tram.
Dopo il “no” alla soppressione della linea che passa da via Libertà, Ugo Forello (suo vicesindaco designato) ha detto che “Catania, Miceli, Dario Chinnici, Orlando, Tantillo, Lagalla ecc…
sono tutti la stessa cosa: una grande famiglia interessata dai milioni di euro dell’affaire tram”.
Lei condivide questo pensiero e soprattutto perché il tram – visto che si tratta di un progetto non invasivo – non dovrebbe attraversare via Libertà?
“Ha ragione Forello, sul tram in via Libertà c’è stato un consenso trasversale dei consiglieri che oggi appoggiano Miceli e Lagalla.
Per quanto mi riguarda è un boiata pazzesca, perché via Libertà è già servita dai bus 101, una linea ad alta percorrenza che si può e si deve potenziare.
La nostra contrarietà è di natura pure economica: anziché mettere una linea di tram che perderebbe 4 milioni di euro all’anno, meglio i bus ecologici.
Sono invece favorevole a chiudere le linee spezzate, come quella che da corso Calatafimi dovrà raggiungere la stazione centrale.
Se dovessi diventare sindaco comprerò subito 300 bus ecologici da destinare soprattutto ai collegamenti con le periferie”.
Calenda, uno dei suoi big sponsor, è tra quelli che vorrebbe abolire il Reddito di cittadinanza.
Lei la pensa allo stesso modo?
“Noi siamo per un’evoluzione del Reddito di cittadinanza.
Innanzitutto qui a Palermo vanno attivati i Programmi di pubblica utilità per consentire al Comune di tenere aperte le scuole anche di pomeriggio per attività culturali e sportive.
Questo è uno dei miei obiettivi.
Il tema vero resta quello del lavoro: io infatti penso che al Reddito di cittadinanza debba essere affinacato un reddito aggiuntivo fino a quando non si viene assorbiti definitivamente in un’azienda.
Le elemosine non risolvono i problemi.
Il Reddito di cittadinanza deve essere una start up per uscire dalla disperazione.
Trovo vomitevole che il centrosinistra cerchi di prendere voti strumentalizzando chi percepisce il Reddito di cittadinanza: Boccia del Pd nel 2018 diceva che era una ‘boiata pazzesca’, mi fa piacere che oggi abbia cambiato idea”.
I nostri lettori si domandano il perché dei suoi tanti cambi di casacca.
Non crede anche lei di aver girato troppi partiti? E’ stata solo inquietudine giovanile o c’è dell’altro?
“Questa dei cambi di casacca è una leggenda metropolitana.
Non ho avuto una casacca, semmai ho avuto la capacità di portare diverse forze politiche sulle mie posizioni.
Nel 2012 dopo aver vinto le primarie del centrosinistra sono stato cacciato da Italia dei Valori e ho fondato un mio movimento, Ora Palermo.
In seguito mi sono candidato all’Ars da indipendente nel Pd, anche se per una questione etica ho preso la tessera del partito.
Un partito che appoggiava Crocetta, presidente che con il passare del tempo faceva sempre peggio.
In contrasto con Crocetta e raccogliendo l’appello di Manfredi Borsellino, mi sono dimesso senza alcun paracadute da deputato regionale e ho fondato ‘I Coraggiosi’.
Nel 2017 però ho fatto un grande errore: trovandomi nuovamente contro un big come Orlando alle amministrative, ho accettato il sostegno politico delle forze liberali e di liste di centrodestra chiudendo però la porta in faccia a Lega e Fratelli d’Italia.
Lo ammetto, ho sbagliato. Queste decisioni hanno confuso l’elettorato.
Ho espiato le mie colpe non candidandomi né alle Regionali né alle Politiche, ma restando all’opposizione di Orlando per cinque anni in Consiglio.
Nel gennaio del 2019, con ‘I Coraggiosi’ sono stato fra i fondatori di Più Europa.
Ho fatto il mio percorso ma sempre nell’area progressista.
Nessuno può farmi la morale, specie chi come il M5S ha governato prima con la Lega e poi con il Pd.
Io in queste elezioni ho le mani libere, gli altri candidati a sindaco verranno ‘ricattati’ dai partiti che stanno raccogliendo il consenso per loro”.
Lei ha dichiarato che il centrosinistra è “fuori partita” e che lei è “l’unica alternativa al candidato dei poteri forti”.
Non crede che questa divisione del fronte democratico-progressista alla fine possa avvantaggiare il centrodestra?
“Mi spiegate cosa dovrei fare io assieme a Giusto Catania? Come posso stare con chi vuole il tram in via Libertà? Il centrosinistra ha sbagliato, mettendo un candidato che è ‘sgonfio’ e non riesce a convincere, e ora mi cerca? Anche a destra mi hanno cercato.
A novembre quando ho detto ‘sediamoci tutti attorno a un tavolo’, nel centrosinistra è iniziato il toto-nomi.
Come Più Europa, in molte amministrazione dove c’è apertura, abbiamo coalizioni comuni.
A Palermo c’è l’esigenza di discontinuità.
Agli elettori di centrosinistra e centrodestra dico: ‘Votatemi al primo turno e Lagalla sarà sconfitto'”.
Lei si è definito “cintura nera di Comunali”; è alla terza elezione consecutiva da candidato sindaco.
Stavolta però a sostenerla non ci sono grossi partiti: cosa la spinge a dire “siamo già al ballottaggio”?
“In politica 2 più 2 non fa 4.
L’unione di più liste, nel caso di Lagalla e Miceli, è un segnale di debolezza.
Ecco perché sono convinto di andare al ballottaggio con Lagalla e di batterlo.
Non lo dico io, ma i tanti palermitani che sto incontrando, soprattutto nelle periferie.
In tanti faranno il voto disgiunto: al Consiglio votano i candidati del centrodestra o del centrosinistra, ma come sindaco votano me.
Ho il polso della situazione, non come certi sondaggi…
Se Miceli è al 37%, allora io sono Spiderman”.
Da ex delfino di Orlando, che ha avuto la baldanza di sfidarlo, se potesse ritornare al 2012 rifarebbe tutto?
“Orlando aveva giurato, anche in aramaico, che non si sarebbe candidato sindaco.
In quella tornata elettorale mi ha sottovalutato e dopo la mia vittoria alle primarie contro Rita Borsellino ha rotto il patto nel centrosinistra.
Tuttavia sono uno dei pochi ad essere scappato ad un ‘infanticidio politico’.
Orlando infatti è uno che ‘ammazza’ la classe dirigente che sboccia accanto a lui.
Oggi sono sempre qui e dalla mia ho un gruppo di under 25 che considero un patrimonio inestimabile che ci consentirà un ricambio generazionale.
Tra i nostri avversari c’è gente in campo da 30 anni, qual è la novità?”.
Che eredità lascia Orlando?
“Orlando lascia una città in ginocchio, però ora è troppo facile prendersela con lui.
Io gli ho voluto bene, ma la vita è fatta di stagioni.
Quest’ultima non ha funzionato.
Lo sanno anche i suoi fedelissimi.
Tuttavia ritengo ingeneroso parlare male di lui dopo che l’ho combattuto a testa alta.
Il problema non è più lui, ma chi si sta ripresentando con Miceli.
Troppo facile scaricare tutte le colpe di quest’amministrazione su Orlando.
La discontinuità è necessaria ma su alcune cose non ci può essere discontinuità.
Trent’anni fa è iniziato un cammino che ha fatto sviluppare gli anticorpi contro mafia e illegalità.
Inoltre, l’amministrazione Orlando ha fatto una battaglia importante sui diritti civili e sociali.
Sulla questione morale, tanto dibattuta in questi giorni, sono stato cauto.
Se dovesse vincere Lagalla temo però che certe conquiste siano in pericolo: non tanto per Lagalla ma per quelle forze politiche xenofobe e antimeridionaliste che lo sostengono”.